Tre giorni di lutto nazionale,
interruzione delle ostilità elettorali, ma soprattutto 39 morti ed 86 feriti
almeno provvisoriamente e tanti mea culpa cui seguiranno polemiche
amarissime: questo è il bilancio dell’esplosione di una raffineria ad Amuay in
Venezuela, a causa di una fuga di gas sottovalutata e gestita male dagli
inesperti tecnici in sede.
La raffineria si trova nel complesso di
Paraguanà uno dei più grandi del paese, con una capacità di 940 milioni di
barili al giorno, secondo le informazioni della compagnia petrolifera di stato
PDVSA, ma questa esplosione, nel bel mezzo della campagna elettorale e con la
frenesia da esportazione nel paese, mette alla luce un problema molto grave:
non si può gestire un materiale tanto prezioso e pericoloso con criteri di
fedeltà ma non di competenza.
Nella compagnia petrolifera proliferano assunzioni di gente assolutamente improvvisata mentre i
manager sono impegnati in azioni di militanza politica e a denunciare tutto ciò
sono proprio persone del luogo e perfino Ivan Freites ex tassista, oggi
segretario tecnico della Federazione dei lavoratori del petrolio, vicino ad
Hugo Chavez tanto ad avergli dedicato numerosi riconoscimenti ricevuti in
Spagna.
Nessuno, tranne qualche militante locale,
ha pensato di sfoderare la tesi del complotto e neppure nell’entourage del
presidente hanno accennato a qualcosa del genere e si guarderanno bene dal
farlo perché con il popolo e con i morti non si scherza ed iniziano ad essere
tante le denunce anche fra i sostenitori della rivoluzione chavista a lamentare
condizioni di sicurezza scarse o inefficace, scarsa formazione dei dipendenti e
superficialità dei tecnici.
Sebbene non abbia parlato direttamente neppure lui,
Henrique Capriles, lo sfidante alla presidenza, che potrà solo guadagnare
consensi da questa tragedia (è triste parlarne in questi termini, ma la verità
è questa), lo ha fatto attraverso i media che lo sostengono e che ricordano
quante richieste di aiuti dall’estero ed in particolare dagli Usa e dal Messico
sono stati rifiutati da Chavez e che avrebbero di gran lunga migliorato la
qualità delle operazioni nel settore. Invece in questi anni ci sono stati
licenziamenti, città svuotate ed ora l’opposizione chiede un’indagine
sull’incidente ma anche sui soldi di PDVSA, sul loro utilizzo.
L’intera zona è stata evacuata e ci sono
danni ingenti anche agli edifici circostanti. Le immagini scattate da vicino da
un fotoreporter parlano da sole. Morti e sfollati ma ad Amuay assicurano che in
2-3 giorni si riprenderà a lavorare e questo, paradossalmente, fa più paura
della nube di fumo e delle notti senza casa per gli sfortunati abitanti
dell’area, magari operai con le loro famiglie.
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