Sul caso Assange dopo la rabbia e
la sfida arrivano i toni bassi sia da parte dell’Ecuador che da parte della
Gran Bretagna, entrambi ben consapevoli che la situazione, in mancanza di
dialogo, non potrà sbloccarsi e che forse il paese sudamericano con una
positiva pressione dell’UE su Unasur ed Organizzazione degli Stati Americani potrebbe
anche cambiare idea.
Il presidente ecuadoriano Correa
nei giorni scorsi ha garantito che l’Ecuador, essendo un paese neutrale e non
vincolato da convenzioni ed accordi con gli Usa e con altri paesi europei in
materia, non procederà ad alcuna estradizione di Assange, una volta nel
territorio del paese sudamericano, ma il problema è arrivarci, visto che in
qualunque modo Assange esca potrebbe essere comunque prelevato dalla polizia
inglese, sia fuori dall’Ambasciata che in aeroporto, cosa su cui il paese
andino non può garantire.
D’altro canto Cameron ha invitato
specialmente il Foreign Office a mantenere la calma ed a ridimensionare anche
il riferimento all’ormai famigerata normativa del 1987 sulla sospensione dell’immunità
diplomatica per favorire la cattura di personalità che abbiano compiuto reati e
siano fuggite sotto arresto in ambasciata, in riferimento a ciò che accadde nel
1984 quando una poliziotta inglese Yvonne Fletcher venne uccisa con un colpo
sparato dall’Ambasciata libica.
Insomma l’Ecuador è pronto a
trattare ed è disposto a rilasciare Julian Assange nelle mani delle autorità
britanniche a patto che la Svezia, paese in cui sarebbe estradato il
giornalista australiano ed in cui è indagato per una presunta violenza
sessuale, non proceda ad un ulteriore estradizione negli Usa ma la Svezia si è
ritenuta addirittura offesa e per bocca del suo primo ministro Reinfeldt ha difeso
l’indipendenza del sistema giudiziario svedese nell’attesa di conoscere gli
sviluppi del caso diplomatico.
Per giunta il paese sudamericano vedrà saltare il rinnovo dell’Andean Trade Preference Act
con gli Usa che scade nel 2013 perché l’asilo accordato a Julian Assange (su cui c’è chi nutre dei
dubbi perché si pensa che il paese e lo stesso Assange stiano bluffando) è l’ultima
goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno sia con l’espulsione dell’ambasciatrice
americana a Quito Heather Hodges, che con la condanna al pagamento di 19
miliardi di dollari alla Chevron per la contaminazione nella zona amazzonica del
paese, con il conseguente rifiuto di Correa a pagare i danni alla compagnia
petrolifera come imposto da un tribunale arbitrale.
Gli Usa restano ancora il primo
partner del paese nella bilancia commerciale delle importazioni, con il 25,3%
delle merci importate, che nelle esportazioni, soprattutto di prodotti
alimentari con il 33,5% del totale, senza considerare le numerose multinazionali
che vi operano ed è più che scontato che il paese sudamericano (per cui è
prevista una crescita al 6% quest’anno, una delle più grandi dell’area) cerchi sostegno negli altri paesi, in
particolare nell’ALBA, per bilanciare eventuali perdite di vantaggi, salvo
ripensamenti, che oggi sembrano possibili.
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